martedì 17 maggio 2016

Mi trovo a Palermo, in visita al gruppo storico degli LMC... 20 anni di vita missionaria comboniana in terra Palermitana. Atterro con l'aereo ieri pomeriggio e respiro l'aria calda di mare, qui l'estate è alle porte e la gente è già in spiaggia a prendere il sole, a giocare con la palla e a fare il bagno in mare. 
Sento le spalle rilassarsi, è proprio vero che basta cambiare aria per alleggerirsi un po'.
Questo soggiorno di pochi giorni si sta trasformando cammin facendo...
realizzo la ricchezza culturale e storica della città (arabi, normanni, spagnoli...), la storia odierna di quartieri abbandonati in un profondo degrado come lo Zen, che abbiamo visto passandoci a lato, con la macchina... ho cercato su youtube i video che parlano di questo quartiere e ho trovato anche il sito dell'associazione  "zeninsieme" che ci lavora dentro, scoprendo così che c'è una parte sociale attiva della popolazione che crede in un cambiamento possibile, che crede nella giustizia nonostante la realtà in cui vive, e spera attivamente "sporcandosi le mani",
Questa terra è teatro di lotte quotidiane contro la mafia: Falcone, Borsellino, Peppino Impastato, don Pino Puglisi, poi c'è un elenco di nomi di persone uccise che la gente di Palermo conosce molto bene ma il resto d'Italia un po' meno, le strade, le piazze, anche gli ospedali! di Palermo sono gli scenari di queste uccisioni. C'è poi tutta la questione dell'accoglienza agli immigrati, un lavoro con le persone che arrivano da Lampedusa, dai centri... e scopri che ci sono dei luoghi, come il centro salesiano di S.Chiara del quartiere Ballarò dove per primi hanno aperto le porte ospitando migliaia di persone emigrate dall'Africa. Ci sono associazioni di psicologi che lavorano facendo interventi di sostegno a queste persone che hanno vissuto il trauma del viaggio nel deserto per raggiungere le coste libiche e la traversata del mar Mediterraneo sui barconi. 
Tra amici e parenti capita che si intavoli il discorso sulla presenza degli immigrati in Italia, e purtroppo a volte si usano toni infastiditi per la loro presenza sul "nostro territorio"... diciamo pure che questi toni si possono definire RAZZISTI, quando usiamo la parola "loro" per differenziarli da "noi", quando non siamo in grado di vederli come nostri fratelli. 
Al nord Italia viviamo la presenza degli immigrati che vengono accolti negli appartamenti, gestiti dalle cooperative o dalle associazioni, sentiamo parlare dei campi rifugiati gestiti dalla Croce Rossa... non abbiamo certo l'idea di cosa sia essere in "prima linea" a stretto contatto con Lampedusa.
Ci troviamo all'altro estremo d'Italia, ma penso che anche noi viviamo un'altra "prima linea", quella dei confini europei lungo i quali si stanno alzando i muri per non far circolare liberamente le persone... ne abbiamo sentito parlare molte volte (c'è stato un servizio di Report domenica scorsa sul fenomeno dell'ondata migratoria che stiamo vivendo in Europa e sulle correlazioni con i paesi africani da cui queste persone provengono). Questo muro che l'Austria costruirà non ci turba minimamente? Le migliaia di persone lasciate ai confini a vivere in campi improvvisati e scarsamente attrezzati dove sporcizia e malattie dilagano tra uomini, donne e bambini non ci stanno dicendo nulla? Come possiamo usare ancora questi toni che creano differenze e distanze? Perché non riusciamo a sentirci prossimi, considerarli nostri fratelli e sorelle? Di cosa abbiamo paura?
I laici missionari comboniani respirano quest'aria di lotta, di resistenza, di accoglienza, del sociale, della giustiza da venti anni. Io che sono venuta qui col desiderio di raccontare e condividere l'esperienza formativa che ho vissuto in Portogallo, questo desiderio si è trasformato in voglia di ascoltare e condividere quella che è la loro storia e la loro esperienza come laici missionari comboniani a Palermo.


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